Mi sono innamorato. Ma no, cosa avete capito! Mi sono innamorato di Venezia. In colpevole ritardo, ma è così. Colpevole perché pur essendo così vicina (due ore di auto sulla strada Romea) non l’ho mai frequantata e onorata a dovere. Certo non è difficile apprezzare Venezia, così particolare, etc… etc… eppure c’è qualcosa che mi attira al di là dell’apparenza architettonica e dell’unicità urbanistica. Forse perchè più che altrove si percepisce la stratificazione delle epoche storiche? Non so. Però succedono cose insolite e piacevoli, ad esempio mi sembra molto più facile il contatto con la gente. Episodi notevoli di oggi: il rabbino “social” e Elisabetta, la veneziana “doc”.

Ghetto ebraico venezia
Mi trovavo a girovagare per Cannaregio (o Canaregio) e quindi arrivo al ghetto ebraico. Nel campo del ghetto nuovo fotografo, dapprima a distanza, poi più da vicino, un rabbino, che sta parlando con tre giovani donne col velo. Sembra che armeggi con una cartina turistica, ma a ben guardare si tratta di un pieghevole che riporta alcuni precetti religiosi, e le tre donne, che scoprirò essere marocchine, sorridono e dialogano con lui. Interagisco, e il rabbino vuole farsi fotografare da me con le ragazze, ma loro, gentilmente e sorridendo, si rifiutano, perché temono che la foto finisca pubblicata chissà dove… prometto solennemente che, semmai verrà pubblicata, non saranno riconoscibili e, scherzando, chiedo loro di farsi fotografare di spalle, a mezzobusto. Il rabbino mi chiede di fotografare come promemoria la sua tessera sanitaria, dove è riportato il suo nome, perché così lo possa rintracciare su facebook per mandargli gli scatti!

Donne-Marocchine-Venezia-Ghetto
Nello stesso campo (non chiamateli piazze perché per i veneziani la piazza è una sola, quella di San Marco!) su una panchina inizio a parlare con Elisabetta: della città, di varie cose, di fotografia… mi racconta di aver partecipato ad una escursione fotografica di gruppo a Venezia, dal tramonto all’alba, delle sue origini nel sestiere Castello, che arriverò a lambire nel pomeriggio (San Giovanni e Paolo, San Francesco della Vigna…). E di cos’è Venezia per i veneziani, che sembrano dare per scontato tutta la bellezza che li circonda. Una nota curiosa: da bambina Elisabetta credeva che l’uso normale degli pneumatici fosse quello di fare da parabordo per le imbarcazioni, e si era stupita di come l’ingegno umano avesse spinto gli abitanti della terraferma ad utilizzarli anche sulle automobili per farle viaggiare meglio su strada. Succede a Venezia!

Iscriviti qui alla newsletter

Iscriviti qui alla newsletter

Riceverai gli aggiornamenti da Visuale Digitale direttamente nella tua casella di posta.

Non preoccuparti, so che non ti occorre un sito web o un reportage fotografico alla settimana! Ti informerò con discrezione.

Con la conferma accetti che i tuoi dati vengano utilizzati per gli scopi definiti nell'informativa privacy di questo sito

Ti sei iscritto!

Share This